L’amianto è ancora oggi un rischio concreto, sebbene molte persone pensino che si tratti di un problema del passato. Basti pensare che in Italia si stima la presenza di oltre 30 milioni di tonnellate di materiali contenenti amianto ancora in circolazione, spesso all’interno di edifici costruiti prima degli anni ’90. In questo contesto, la domanda “amianto a che distanza è pericoloso?” non è solo lecita, ma necessaria. Chi vive o lavora vicino a strutture sospette vuole sapere se esiste un pericolo reale anche senza contatto diretto.
La risposta, tuttavia, non può essere univoca. La distanza rappresenta solo una delle variabili in gioco. Occorre infatti considerare anche lo stato di conservazione del materiale, il tipo di amianto, la sua friabilità, le condizioni atmosferiche e il contesto ambientale. Approfondiamo quindi tutto ciò che serve sapere per valutare davvero il rischio legato alla vicinanza all’amianto.
Cos’è l’amianto e perché non è scomparso
L’amianto è un minerale naturale composto da fibre sottilissime, molto leggere e resistenti. Per anni è stato considerato un materiale eccezionale per costruire, isolare, proteggere dal calore e dal fuoco. Per questo è stato utilizzato in modo intensivo in moltissimi settori, dall’edilizia ai trasporti.
Il problema è emerso con chiarezza solo quando si è scoperto che quelle stesse fibre, se inalate, possono provocare patologie gravissime, spesso a distanza di decenni. Tra queste troviamo l’asbestosi, il mesotelioma pleurico e il carcinoma polmonare, tutte malattie dalla prognosi infausta. Anche per esposizioni non prolungate, in soggetti particolarmente sensibili, si possono verificare danni permanenti.
In Italia, la legge n. 257 del 1992 ha vietato produzione, commercializzazione e utilizzo dell’amianto. Tuttavia, i materiali che lo contengono sono ancora molto presenti e, se non correttamente trattati, continuano a rappresentare una minaccia silenziosa.
Quanto conta la distanza in presenza di amianto
Rispondere con precisione alla domanda “a che distanza è pericoloso l’amianto” richiede una premessa: non è la distanza in sé a determinare il rischio, ma la presenza o meno di fibre disperse nell’aria. Infatti, se il materiale contenente amianto è integro e stabile, non rappresenta un pericolo immediato, nemmeno a distanza ravvicinata. Il rischio emerge quando le fibre si staccano dal materiale e diventano inalabili.
Detto questo, la distanza diventa significativa quando il rilascio di fibre è in corso o è già avvenuto. In un raggio di 10-30 metri da una fonte attiva di rilascio, come un tetto in eternit sfaldato o una coibentazione friabile, il pericolo è elevato, soprattutto se l’aria è calma o in assenza di barriere fisiche. In presenza di vento, le fibre possono viaggiare molto più lontano, arrivando anche a 100 metri e oltre. La loro leggerezza consente loro di restare sospese a lungo, rendendo difficile stimare con precisione un “raggio di sicurezza”.
Come si diffondono le fibre nell’aria
Le fibre di amianto sono estremamente leggere e affilate. Una volta liberate, non si depositano rapidamente al suolo come accade per molte altre polveri. Anzi, restano in sospensione per ore o giorni, soprattutto in ambienti chiusi o poco ventilati. All’aperto, possono essere trasportate anche a distanza, seguendo la direzione dei venti o l’andamento delle correnti ascensionali generate dal calore.
Nel contesto urbano, la presenza di edifici può intrappolare le fibre tra le pareti degli edifici stessi, causando concentrazioni più elevate in punti specifici. In ambienti rurali o aperti, invece, il vento può disperderle in modo più uniforme, ma anche su aree più vaste. Il comportamento delle fibre nell’aria non è quindi lineare e richiede valutazioni puntuali, spesso con analisi ambientali condotte da tecnici esperti.
In quali situazioni l’amianto è più pericoloso
L’amianto diventa realmente pericoloso solo quando le sue fibre si staccano dal materiale e si disperdono nell’aria. Questo accade con maggiore probabilità quando il materiale è friabile o danneggiato. Le lastre di eternit, se in buone condizioni, sono relativamente stabili. Tuttavia, con il tempo, le intemperie, l’inquinamento e l’usura, anche questi materiali tendono a deteriorarsi, favorendo il rilascio di fibre.
I momenti critici sono quelli legati a interventi edilizi non controllati: tagli, perforazioni, demolizioni, oppure lavori di manutenzione improvvisati. Anche eventi naturali come grandinate, incendi, terremoti o infiltrazioni prolungate possono causare un degrado strutturale del materiale, rendendolo friabile e quindi pericoloso.
Inoltre, non bisogna sottovalutare i rischi legati agli ambienti chiusi. Le fibre rilasciate in una cantina o in un sottotetto possono restare nell’aria per giorni, soprattutto se non esiste un sistema di ventilazione. Anche in questi casi, la distanza fisica conta poco: basta entrare in un locale contaminato per esporsi in modo diretto.
Come riconoscere la presenza di amianto
Non sempre è facile identificare visivamente un materiale contenente amianto, ma esistono alcuni indizi utili. I manufatti più comuni sono le lastre ondulate di copertura (tipico eternit), le tubazioni grigie in cemento-amianto, i pannelli fonoassorbenti vecchi, le guarnizioni di caldaie e canne fumarie.
Un buon punto di partenza è considerare la data di costruzione dell’edificio: tutto ciò che risale a prima del 1994 dovrebbe essere analizzato con attenzione. Se si ha il sospetto fondato della presenza di amianto, è fondamentale evitare qualsiasi intervento e rivolgersi a professionisti specializzati, come un Responsabile per il problema amianto per le verifiche del caso. Solo un laboratorio qualificato, inoltre, può confermare con certezza se un materiale contiene o meno amianto.
A che distanza bisogna stare durante una bonifica
Durante un’operazione di bonifica professionale, le aziende specializzate applicano rigide misure di contenimento. Le aree di lavoro vengono isolate con teli ermetici e sottoposte a depressione per evitare la fuoriuscita di fibre. Gli operatori indossano tute protettive, maschere con filtri assoluti e seguono protocolli precisi di decontaminazione.
Chi vive nei pressi di un cantiere di bonifica non corre pericoli se tutto è svolto correttamente. Tuttavia, è sempre consigliabile adottare alcune precauzioni: chiudere le finestre, non lasciare indumenti o alimenti all’esterno, evitare di stazionare nelle vicinanze durante i lavori e non toccare eventuali residui depositati accidentalmente. In caso di dubbi, è diritto dei cittadini chiedere chiarimenti alla ditta esecutrice o alle autorità locali.
Come proteggersi ogni giorno
Anche chi non lavora nell’edilizia può trovarsi potenzialmente esposto all’amianto. Ecco quindi alcune semplici buone pratiche che aiutano a prevenire situazioni a rischio:
- informati sull’età e sulla composizione dei materiali nel tuo edificio, soprattutto in presenza di tetti grigi, tubi vecchi o pannelli datati
- non accedere a cantieri abbandonati, strutture in rovina o edifici industriali dismessi
- evita qualsiasi intervento “fai da te” su materiali sospetti: anche un semplice foro può rilasciare fibre
- se noti degrado in una copertura in eternit, fotografa da lontano e segnala agli enti competenti
- chiedi la certificazione di assenza amianto prima di iniziare lavori di ristrutturazione o demolizione
Le false credenze da evitare
Intorno all’amianto circolano numerosi falsi miti che contribuiscono a generare confusione. Uno dei più diffusi è che l’amianto diventa pericoloso solo se viene “rotto”. In realtà, anche materiali apparentemente integri possono rilasciare fibre se sono stati esposti a lungo agli agenti atmosferici. Un altro errore è pensare che basti coprirlo con vernice per eliminare il problema. L’incapsulamento è una tecnica valida solo se effettuata da professionisti, con prodotti idonei e dopo un’attenta valutazione tecnica.
C’è poi chi ritiene che una singola esposizione sia fatale. Sebbene il rischio aumenti con l’esposizione prolungata, anche brevi contatti con alte concentrazioni possono essere dannosi, soprattutto in ambienti chiusi. Non serve allarmarsi, ma è importante non sottovalutare mai la possibilità di esposizione.
Conclusioni: consapevolezza e responsabilità
Capire a che distanza è pericoloso l’amianto è il primo passo verso una gestione consapevole del rischio. Tuttavia, focalizzarsi solo sulla distanza potrebbe essere fuorviante. La vera questione è se ci siano o meno fibre libere nell’ambiente. In un mondo dove molte strutture contengono ancora amianto, la prevenzione si fa con l’informazione, la vigilanza e la collaborazione tra cittadini, tecnici e amministrazioni.
Non si tratta di vivere nella paura, ma di imparare a riconoscere i segnali giusti, adottare le precauzioni adeguate e intervenire in modo corretto quando necessario. L’amianto può essere gestito in sicurezza, ma solo se lo si affronta con lucidità e rispetto per la salute.
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