Quando si parla di rischio rumore 81 08, non si tratta solo di rispettare la legge. Si parla di salute vera, quella dei tuoi lavoratori e della serenità della tua azienda. Perché il rumore sul posto di lavoro non è solo fastidioso: è una minaccia silenziosa, continua e, troppo spesso, sottovalutata. Eppure, il D.Lgs. 81/08 è chiarissimo: se c’è esposizione a rumore, va misurata, valutata e gestita.
E no, non è un tema che riguarda solo chi lavora in fabbrica o in cantiere. Il rumore può diventare un problema anche in ambienti apparentemente tranquilli. Ecco allora tutto quello che devi sapere per affrontare questo tema con serietà, ma anche con semplicità.
Cos’è il rischio rumore secondo il decreto 81 08
Il rumore sul lavoro è qualsiasi suono, continuo o impulsivo, che può causare danni all’udito o interferire con la comunicazione e la concentrazione. Secondo l’articolo 190 del Testo Unico sulla sicurezza (D.Lgs. 81/08), ogni datore di lavoro deve valutare l’esposizione dei lavoratori al rumore e intervenire quando vengono superati determinati limiti.
Ma quali sono questi limiti? La normativa distingue tra livelli di azione e valori limite di esposizione. Quando i livelli di azione vengono superati, scattano gli obblighi di prevenzione. Quando si superano i valori limite, si entra nel campo delle misure correttive urgenti.
I livelli di riferimento sono:
- 80 dB(A) come livello di esposizione giornaliera: primo campanello d’allarme
- 85 dB(A): obbligo di fornire DPI per l’udito e fare formazione
- 87 dB(A): valore limite che non va mai superato, anche tenendo conto dell’effetto dei dispositivi di protezione
E attenzione: anche un’esposizione breve ma intensa può causare danni seri. Non contano solo i decibel, ma anche quanto a lungo si resta esposti.
Perché il rumore è un rischio reale e sottovalutato
Il rumore colpisce piano, senza che te ne accorga. I danni all’udito non arrivano in un giorno, ma si sommano nel tempo. E quando te ne accorgi, è tardi. La sordità da rumore è irreversibile. E non parliamo solo di chi lavora con trapani pneumatici o motori a scoppio. Anche ambienti come call center, officine, panifici o magazzini possono esporre a livelli pericolosi.
Il problema è che spesso ci si abitua. Il cervello “filtra” il rumore continuo, e il lavoratore non se ne rende nemmeno conto. Ma il danno all’orecchio interno va avanti. Una valutazione regolare e oggettiva è l’unico modo per sapere davvero a cosa si è esposti.
Cosa dice l’articolo 190 del D.Lgs. 81/08
Questo articolo è il cuore della gestione del rischio rumore. Impone al datore di lavoro di:
- valutare il livello di esposizione personale
- tener conto della durata, della frequenza e del tipo di rumore
- considerare anche i picchi impulsivi, oltre al rumore continuo
- misurare i livelli con strumenti adeguati e secondo metodi standard
- aggiornare la valutazione ogni volta che cambia qualcosa nel processo produttivo
E non è finita. Se si superano gli 80 dB(A), il datore deve informare, formare e offrire la possibilità di sottoporsi a sorveglianza sanitaria. Se si superano gli 85, la sorveglianza diventa obbligatoria. E sopra gli 87 dB(A), bisogna interrompere l’attività fino a quando non vengono ripristinate condizioni sicure.
Come si fa la valutazione del rischio rumore
Non si va a occhio. Serve una misurazione strumentale, fatta con fonometri o dosimetri omologati. I rilievi vanno eseguiti in condizioni normali di lavoro, su campioni rappresentativi di mansioni e ambienti. Non serve misurare ogni giorno, ma è importante che i dati siano aggiornati e realistici.
La valutazione deve tener conto di:
- livello medio di esposizione su 8 ore (LEQ)
- livelli di picco sonoro (LPeak)
- presenza di rumori impulsivi (es. martelli pneumatici, pressa)
- uso di dispositivi di protezione (e la loro reale efficacia)
I risultati vanno riportati nel DVR, il documento di valutazione dei rischi, con indicazione chiara dei lavoratori esposti, delle misure adottate e del piano di sorveglianza sanitaria previsto.
Cosa fare se i livelli sono troppo alti
Quando i decibel superano i limiti, non puoi fare finta di niente. Devi agire. Le contromisure possono essere di tre tipi:
- tecniche: isolamento acustico, barriere, silenziatori, manutenzione delle macchine
- organizzative: turnazione, pause programmate, riduzione dell’esposizione per lavoratore
- individuali: fornitura di otoprotettori (tappi, cuffie, inserti) certificati e adeguati al tipo di rumore
E no, non puoi partire dai DPI. Il D.Lgs. 81/08 lo dice chiaramente: prima si prova a eliminare o ridurre il rumore alla fonte. Solo dove non è possibile intervenire in altro modo, si usano i dispositivi individuali.
Gli effetti del rumore: non solo udito
Quando si parla di rischio rumore, il pensiero va subito all’ipoacusia. Ma il rumore fa molto di più. Influenza la concentrazione, altera l’umore, aumenta lo stress e la pressione arteriosa. In alcuni casi, può anche contribuire allo sviluppo di patologie cardiovascolari.
In ambienti rumorosi è più facile distrarsi, sbagliare, commettere errori. Questo significa aumento del rischio infortuni, soprattutto dove si lavora con macchinari o mezzi in movimento. Ecco perché il rumore non va mai sottovalutato, anche se “non sembra così forte”.
Un solo elenco per tenere tutto sotto controllo
Per gestire correttamente il rischio rumore 81 08, ecco cosa non può mancare nella tua azienda:
- misurazione periodica del rumore in tutti i reparti esposti
- aggiornamento del DVR con dati specifici e attuali
- classificazione dei lavoratori esposti e non esposti
- consegna e utilizzo reale dei DPI uditivi, con formazione sull’uso corretto
- sorveglianza sanitaria audiometrica per i soggetti esposti
- documentazione delle misure tecniche adottate (es. schermature, manutenzioni)
- informazione regolare a tutto il personale sui rischi e le buone pratiche
- gestione delle non conformità e segnalazioni da parte dei lavoratori
Seguendo questo schema, sarai sempre un passo avanti rispetto agli obblighi di legge e potrai affrontare qualunque ispezione con tranquillità.
I segnali da non ignorare
Il rischio rumore non si presenta con una sirena. Si insinua piano. Alcuni campanelli d’allarme da prendere sul serio:
- difficoltà a sentire bene alla fine del turno
- fischi o ronzii nelle orecchie (acufeni)
- bisogno di alzare la voce per parlare con colleghi a breve distanza
- lamentele ricorrenti da parte dei lavoratori
Se noti anche uno solo di questi segnali, non aspettare. Fai verificare i livelli di rumore e aggiorna subito la valutazione.
Casi particolari da conoscere
Ci sono situazioni dove la gestione del rumore diventa ancora più delicata. Ad esempio:
- lavoratori giovani o anziani: più sensibili ai danni acustici
- aziende artigianali: spesso trascurano le misurazioni, pensando che non servano
- ambienti a rischio multiplo: il rumore può amplificare gli effetti di altri fattori (vibrazioni, sostanze chimiche)
In questi casi, serve una valutazione personalizzata, magari con il supporto di un tecnico specializzato in acustica.
Dubbi frequenti sul rischio rumore
Devo misurare anche se il rumore è “sopportabile”?
Sì, la percezione soggettiva non basta. Solo la misurazione oggettiva può dirti se sei sotto o sopra soglia.
Ogni quanto va aggiornata la valutazione?
Ogni volta che cambia il processo, le macchine, l’organizzazione o i layout. In assenza di cambiamenti, almeno ogni 4 anni.
I DPI bastano per essere in regola?
No. Prima devi eliminare il rumore alla fonte. I DPI sono l’ultima barriera.
Posso affidarmi a un consulente esterno?
Certo, ma verifica che sia qualificato e che ti rilasci una relazione dettagliata con misurazioni, commenti e proposte.
Il DVR può contenere solo una stima?
No, serve un’analisi tecnica completa se il rumore supera i livelli di attenzione.
Conclusione: prendi il rumore sul serio, prima che faccia danni
Il rischio rumore 81 08 non è un obbligo burocratico. È una questione concreta di salute, di benessere e anche di competitività. Perché un lavoratore che sente bene, che lavora in un ambiente sano, è anche più attento, più produttivo e meno soggetto a infortuni.
Metti in campo tutto quello che serve: misurazioni, informazione, dispositivi e buone pratiche. Non aspettare la prossima ispezione o, peggio, una segnalazione all’INAIL. Il rumore non si vede, ma lascia il segno.
E oggi, proprio oggi, puoi decidere di alzare il volume sulla sicurezza. Farlo è un atto di responsabilità, di serietà e di cura. E farà bene a tutti: a te, alla tua azienda e alle orecchie di chi ci lavora ogni giorno.